sabato 5 maggio 2012

Addio alle armi



La mia mente, che credevo così salda, mi ha sorretto. Ma è stata una continua lotta, perennemente in bilico tra la lucidità e il baratro dello sconforto, del rimpianto. Nessuno stimolo esterno se non il dolore... il buio, le urla, i sospiri. Passano le ore ed ecco che lo spirito corre allora a rifugiarsi nei ricordi, alla ricerca della gioia dei giorni ormai perduti... quel nostro mondo defunto, così semplice in fondo, ma totalizzante. Le domeniche grigie di pioggia, passate nel tepore di un piumone, inzuppando infiniti biscotti in quel cappuccino che non imparasti mai a preparare. Le fragole coltivate in terrazza con scarsi risultati... e il peperoncino, il mio grande orgoglio che tu uccidesti con sciocca incuria. Il nostro girovagare silenziosamente per reami dimenticati... lontani da tutta la miserevolezza degli uomini, lontani persino da noi. 
Strisciando nella polvere di una cella, ho ricordato la sensazione inebriante dell'addormentarsi al fianco di una donna. Un paradiso sconfinato, racchiuso in così poche cellule di carne... un corpo  scorso sotto le mie dita infinite volte,  eppure ancora così ignoto, così affascinante nella sua fragilità. Il tuo tepore, il tuo respiro affannato. Tutti questi ricordi... mi hanno tormentato più che le torture fisiche. Non mi hanno dato pace,  istante dopo istante...


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